lunedì 20 maggio 2024

CANTINA ANTONELLA PACCHIAROTTI: LE SFUMATURE DELL'ALEATICO

Antonella Pacchiarotti, titolare dell’omonima cantina situata a Grotte di Castro, nel cuore della Tuscia viterbese, ha scommesso sull’aleatico nero, un vitigno tanto affascinante quanto impegnativo. Storicamente radicato nella zona, l’aleatico nero era sul punto di scomparire, soppiantato da vitigni internazionali più facili da coltivare e vendere. Con passione e determinazione, Antonella ha invertito questa tendenza, riportando in vita un patrimonio unico legato al territorio vulcanico e al microclima temperato del Lago di Bolsena.

L’ALEATICO NERO: UNA STORIA ANTICA E COMPLESSA

Un vitigno aromatico, poco produttivo e vulnerabile alle malattie, l’aleatico ha una tradizione secolare. Si pensa che fosse coltivato già dagli Etruschi e successivamente dai Romani. Il nome “livatico” compare per la prima volta nel 1303 negli scritti di Pierre de’ Crescenzi. Nonostante la sua lunga storia, solo recentemente è stato possibile identificarne le origini genetiche, che lo legano al Moscato bianco. Tuttavia, oggi l’aleatico nero è una rarità: i vigneti italiani coltivati a questo vitigno coprono appena 330 ettari, contro i 2.100 del 1970.

LA CANTINA PACCHIAROTTI

Fondata nel 1998, la cantina si sviluppa su 2,5 ettari di vigneti, producendo circa 10.000 bottiglie annue. Qui, l’aleatico nero cresce su terreni vulcanici ricchi di lapilli e tufi, a un’altitudine di 450 metri, con le vigne che si affacciano sul Lago di Bolsena. La vinificazione avviene in una grotta tufacea settecentesca, creando un legame profondo tra territorio e tradizione. Antonella descrive la vite come una metafora di famiglia: con radici profonde e necessità di cure costanti.

LE ESPRESSIONI DELL’ALEATICO NERO: LA DEGUSTAZIONE VERTICALE

Nel corso di una masterclass guidata dalla sommelier Cristina Santini, organizzata durante la manifestazione ViniAmo, abbiamo avuto l’occasione di esplorare quattro interpretazioni dell’aleatico nero firmate da Pacchiarotti: Mateé, Ramatico, Cavarosso e Butunì

MATEÉ (ALEATICO NERO VINIFICATO IN BIANCO, IGT 2020 E 2016)

Un vino che esalta la mineralità del suolo vulcanico. La versione 2020 fermenta e affina parte in cemento e parte in acciaio, mostrando al palato freschezza e sapidità. La 2016, più complessa, regala note di mandarino essiccato, miele e un’elegante sfumatura fumé.



RAMATICO (ALEATICO NERO ROSATO, IGT 2020 E 2016)

Un errore fortunato ha dato origine a questo vino dal caratteristico colore rame. La 2020 si distingue per profumi intensi di mela cotogna e fragoline, con una grande sapidità che invita ad abbinamenti con pesce di lago. La 2016, invece, affascina con il suo bouquet vulcanico più raffinato e misterioso.

CAVAROSSO (ALEATICO NERO VINIFICATO IN ROSSO, IGT 2021 E 2016)

La 2021 è un rosso giovane, vivace e aromatico, con un gioco di acidità e sapidità che lo rende immediatamente godibile. La 2016, al contrario, si presenta più matura e strutturata, con note di confettura, caffè e un finale complesso, perfetto per selvaggina e piatti importanti.

BUTUNÌ (ALEATICO NERO VENDEMMIA TARDIVA, 2017 E 2008)

Due annate che raccontano storie diverse. Il 2017, frutto di una stagione calda, si caratterizza per la concentrazione zuccherina e l’intensità aromatica di visciole e mirtilli sotto spirito, mentre il 2008, meno alcolico, esprime note più terrose e complesse, richiamando il mosto cotto e la frutta secca.

UN VITIGNO, INFINITE POSSIBILITÀ
Questa degustazione ha dimostrato la straordinaria versatilità dell’aleatico nero: capace di interpretazioni uniche e sorprendenti, tutte coerenti con l’annata e il territorio. Ogni vino della Cantina Pacchiarotti racconta una storia emozionante, fatta di tradizione, innovazione e legame indissolubile con la terra.

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