giovedì 30 novembre 2023

A ROMA LA XII EDIZIONE DI LIFE OF WINE, DALLA FINE DEGLI ANNI '90 AI GIORNI NOSTRI: UN VIAGGIO UNICO NELLE ETÀ DEL VINO

Life of Wine XII edizione

 Dalla fine degli anni '90 fino ai giorni nostri    un viaggio unico alla scoperta dell'evoluzione del vino

 56 cantine italiane,  oltre 170 vecchie annate, oltre 200 vini da tutta Italia

martedì 28 novembre 2023

31° MONDIAL DES VINS EXTRÊMES: LA PREMIAZIONE IL 1° DICEMBRE NELLA CAPITALE

 31° MONDIAL DES VINS EXTRÊMES: LA PREMIAZIONE IL 1° DICEMBRE NELLA CAPITALE

La consegna delle medaglie al Palazzo Rospigliosi di Roma sarà introdotta da una tavola rotonda sull’importanza della viticoltura eroica.
I banchi d’assaggio all’Hotel Savoy a partire dalle 16.00.
 
Si terrà il 1° dicembre a Palazzo Rospigliosi a Roma la premiazione dei vincitori del Mondial des Vins Extrêmes - concorso enologico, l’unico concorso enologico al mondo specificatamente dedicato ai vini frutto di viticoltura eroica che dal 1992 si propone di promuovere e salvaguardare le produzioni di piccole aree vitivinicole isolane o montane, in forte pendenza o terrazzate.
 
A introdurre la cerimonia, a partire dalle ore 10.00, sarà la tavola rotonda dal titolo I vini da viticoltura eroica: quando il territorio lascia il segno. Si confronteranno sul tema giornalisti, produttori, politici e addetti ai lavori, moderati da Manuela Zennaro, wine&food writer, direttrice di Excellence Magazine e delegata per la Regione Lazio dell’Associazione Nazionale le Donne del Vino. Nella stessa occasione la giornalista e conduttrice televisiva Valentina Bisti verrà nominata Ambasciatrice della Viticoltura Eroica CERVIM – Centro di Ricerche, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana.
 
Alle 11.30 avverrà la consegna delle 45 Grandi Medaglie d’Oro e 238 Medaglie d’Oro ai vini che si sono distinti nel Mondial des Vins Extrêmes, selezionati con cura tra le 863 etichette in gara provenienti da 319 aziende di 26 Paesi.
“La giornata dedicata ai vincitori del 31° Mondial des Vins Extrêmes rappresenta un meritato riconoscimento per i produttori eroici di tutto il mondo e un’esperienza imperdibile per i winelover che prenderanno parte ai banchi d’assaggio – dichiara Stefano Celi, Presidente del CERVIM – Promette di essere un appuntamento indimenticabile che celebra la passione e la dedizione dei vignaioli contenute in ogni sorso”.
 
L’evento si concluderà all’Hotel Savoy con i banchi d’assaggio delle eccellenze premiate. La degustazione sarà organizzata in tre turni a partire dalle 16.00, ciascuno dalla durata di due ore. Il primo, dalle 16.00 alle 18.00, sarà riservato esclusivamente a giornalisti e operatori accreditati. 
I successivi, dalle 18.00 alle 20.00 e dalle 20.00 alle 22.00, saranno aperti anche al pubblico di appassionati al costo di 25 euro. È prevista una riduzione a 15 euro per i soci Go Wine e a 20 euro per i membri di associazioni di settore (AIS, FISAR, ONAV). I biglietti d’ingresso possono essere acquistati qui.

lunedì 27 novembre 2023

12º MERCATO DEI VINI DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI: BUONA LA PRIMA A BOLOGNA!

 
 

12º MERCATO DEI VINI DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI

BUONA LA PRIMA A BOLOGNA!

 Con 985 Vignaioli e più di 26mila ingressi distribuiti nei tre giorni

12° edizione record per la manifestazione della FIVI organizzata   per la prima volta a BolognaFiere.

Presentate le proposte sul rapporto tra agricoltura e manutenzione del territorio, di cui il Vignaiolo Indipendente è il primo custode.

 Erano alte le aspettative per questa prima edizione a Bologna del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che già si preannunciava da record con 985 Vignaioli partecipanti, 2 associazioni di Vignaioli stranieri e 29 olivicoltori della FIOI a sancire un’importante alleanza tra produttori agricoli. E i risultati sono stati all’altezza delle aspettative, con un costante afflusso di pubblico nei 3 giorni di manifestazione e un ottimo ritorno in  termini di soddisfazione di espositori e visitatori.

 A parlare sono prima di tutto i numeri, con oltre 26mila ingressi totali, ma più dei numeri ciò che ha contato è stata la qualità dell’evento nella sua totalità.

I nuovi spazi fieristici di BolognaFiere hanno permesso di disporre gli stand dei Vignaioli in un contesto ampio e gradevole, luminoso   e poco rumoroso nonostante il grande afflusso di pubblico, favorendo così gli incontri ai banchi, gli assaggi e anche gli spostamenti dei visitatori tra i corridoi. Un vero clima di festa.

 “Buona la prima – dichiara Lorenzo Cesconi, Presidente FIVI - verrebbe da dire, non fosse la dodicesima edizione di questo nostro Mercato dei vini. Ma è la prima volta qui a Bologna, con risultati  che ci rendono davvero molto soddisfatti: abbiamo dimostrato ancora una volta che il cuore di questa manifestazione sono le Vignaiole e i Vignaioli, con i loro vini, a raccontare tanti tasselli    del grande puzzle dell’Italia del vino. E non è una questione di numeri: come per i nostri vini, è una questione di autenticità e qualità, gli elementi fondanti di questo evento, ormai uno dei più importanti in Italia. Ci sono ancora molte cose da mettere a punto, non c’è dubbio: ma siamo nelle condizioni ideali per fare meglio, grazie alla forza dei contenuti che mettiamo sul tavolo e alla  positiva collaborazione con BolognaFiere”.

Confermato anche a Bologna il comune denominatore del  Mercato dei Vini: la qualità, sincera e senza fronzoli, trasmessa    al pubblico dai Vignaioli e dalle Vignaiole attraverso i loro vini,      in un ambiente dall’allestimento che resta essenziale e dove l’assegnazione della posizione nei padiglioni è frutto - dai più  piccoli ai più grandi, dalle aziende con decenni di storia a quelle   alle prime vendemmie - di un sorteggio casuale, nella piena   filosofia FIVI di eguaglianza e democraticità.

Contenta anche BolognaFiere, con il Presidente Gianpiero Calzolari: “Siamo molto soddisfatti di questa prima edizione bolognese del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti.               Il numero di espositori e il clima di entusiasmo che si è creato attorno a questa manifestazione ci avevano già fatto ben sperare.    La conferma è arrivata dai tanti visitatori accorsi in fiera e alle iniziative “Fuori Mercato” promosse in città da Confcommercio Ascom e AMO. Il Mercato dei Vini è stato una festa corale e un importante momento di confronto tra gli operatori. La città ha risposto con calore, dimostrando di voler accogliere la comunità    dei Vignaioli Indipendenti e i valori che le piccole e le medie  cantine promuovono. Considero questo il primo passo di un  percorso che ci vedrà impegnati per molto tempo accanto a FIVI.     Il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti contribuisce, infatti,   a consolidare il ruolo di BolognaFiere come riferimento fieristico    di primo piano per i produttori e i consumatori di vini di eccellenza, sostenibili, saldamente legati alla storia e alla cultura dei territori.    E ora appuntamento a febbraio con la Slow Wine Fair 2024”.

Dal lato del pubblico, in questa edizione 2023 il Mercato dei Vini   ha confermato di essere uno dei principali appuntamenti del mondo del vino italiano: non solo gli ingressi sono aumentati di oltre 2.000 unità rispetto all’edizione precedente, ma è cresciuta ulteriormente l’attenzione di operatori di settore, ristoratori e enotecari e di piccoli trader esteri favoriti dalla centralità e raggiungibilità di Bologna. La conferma del successo è sostenuta dalle moltissime uscite sulla stampa e dalla frizzante attività sui social media, con la condivisione di migliaia di foto e video.

Il Mercato dei Vini è prima di tutto il principale appuntamento associativo della FIVI, che in questo contesto organizza l’Assemblea annuale dei soci, quest’anno ancora più partecipata degli anni scorsi.

La manutenzione del territorio e l’importante azione portata avanti dai Vignaioli in questo senso sono stati al centro di un dossier presentato proprio durante l’Assemblea, che si è svolta   la mattina del terzo giorno di Mercato. Puntuali le richieste alla classe politica, che si concentrano sul disegno di legge attualmente in esame presso la XIII Commissione Agricoltura della Camera “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente del territorio e per l’istituzione della   Giornata nazionale dell’agricoltura”.

L’Assemblea si è conclusa con la consegna del Premio “Leonildo Pieropan” 2023 a Emidio Pepe, Vignaiolo in Abruzzo e storico  socio FIVI, mentre al taglio del nastro era stato consegnato al musicista Stefano Belisari in arte Elio il nuovo premio “Vignaiolo come noi”.

Ufficio Stampa FIVI

Axelle Brown Videau | 338 7848516 | axelle@origamiconsulting.it Mirta Oregna | 338 7000168 | mirta_oregna@yahoo.it

Ufficio Stampa BolognaFiere

Daniela Modonesi | 366 6659090 | daniela.modonesi@bolognafiere.it

FIVI - Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un’organizzazione senza scopo di lucro nata nel 2008, che si propone di promuovere e tutelare la figura, il lavoro, gli interessi e le esigenze tecnico-economiche del Vignaiolo Indipendente italiano, inteso quale soggetto che attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale. Attualmente sono 1.700 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di oltre 15.000 ettari di vigneto.
 
Il Marchio FIVI raffigura “Ampelio”, immagine di un Vignaiolo che porta una cesta d’uva sulle spalle e la cui ombra prende la forma di una bottiglia. In questa figura è riassunto tutto quello che per la FIVI significa essere Vignaioli, impegnati quotidianamente in un processo che segue tutta la filiera di produzione, operando costantemente per custodire, tutelare e promuovere il territorio di appartenenza.

martedì 10 ottobre 2023

NINÙ A ROMA: HOME RESTAURANT E GALLERIA D’ARTE

Ninù a via della Frezza 43, nel cuore di Roma: Alessandra Marino ha trasformato la sua casa in ristorante, cocktail bar, caffetteria, con stanze per un piacevole soggiorno.

Ci sono luoghi permeati di bellezza, spazi che si trasformano mantenendo  armonie antiche. Oasi di silenzio e benessere nel cuore della città, dove rifugiarsi dallo stress quotidiano. Molte sono le forme di Ninù, il nuovo home restaurant. Ti lasci alle spalle il traffico pedonale della zona del Tridente, sei  in Via della Frezza, situata nel Rione Campo Marzio, tra Via del Corso e Via di Ripetta, una delle zone più antiche di Roma che, fin dall’antichità, fu consacrata al dio Marte e adibita alle esercitazioni militari.

Un'area il cui assetto urbanistico risale al XVI Secolo e il cui nome deriverebbe dalla famiglia Frezza.  Una strada, via della Frezza, che ha visto una nuova veste grazie al progetto Fòndaco, ideato e realizzato da Alessandra Marino: nuova pavimentazione, larghi marciapiedi, arredi urbani, panchine tra vasi di allori, glicini e giovani platani. Alessandra Marino, architetto, interior designer, collezionista, imprenditrice, al numero 43 di questa via, ha aperto le porte della propria casa e ha creato un home restaurant unico, Ninù. Un nome che riporta all’infanzia, un nome che è un omaggio al poliedrico zio siciliano che si  cimentava in cus cus dalla lunghissima preparazione e cacciagione con il cioccolato, banchetti rinascimentali.

Ninù, la casa romana a due piani, dove Alessandra ha vissuto per lungo tempo ora trova una nuova forma d’uso grazie a un progetto che unisce un ristorante dalle pareti ricoperte da libri, cocktail bar, caffetteria, sala da tè, una cucina destinata a show cooking e tre camere.

Con “Benvenuti a casa”, noi accogliamo i nostri ospiti e questi  850 metri quadrati su due livelli, una casa lo sono stati. Una casa deve essere prima di ogni altra cosa accogliente, confortevole, regalare sensazioni di benessere e Ninù è tutto questo, con il susseguirsi di stanze con libri, quadri, divani e sedute dove fermarsi a sfogliare un libro o a sorbire un te o fermarsi per un pasto . 

Cosa si mangia da Ninù

Dalle mani dell’executive chef Marco Gallotta e dello chef Simone Ianiro usciranno piatti dai sapori mediterranei, dove la proposta ittica prevale ma non è unica.

Chef per tradizione familiare e vocazione, Gallotta ha lavorato in diverse realtà capitoline di alto livello; propone una sua personale lettura e rilettura del passato all'insegna della creatività e dell'attenzione al territorio per quella che definisce una «sinfonia» della tradizione italiana, tra terra e mare.

Nel menu alla carta di Ninù, tante le portate di pesce, i carpacci, i ceviche, i sautè, le tartare, gli spaghettoni  con vongole veraci, il Tortello ripieno di tre pomodori con salicornia gamberi e bisque, il cannellone di baccala’, gli gnocchi di ricotta di bufala con gamberi, Minestra di mare e legumi. 
 
Spigola al sale e fieno, Catalana di mazzancolle, Tataki di tonno con insalata di arance e finocchi fermentati. 
 
Non mancherà la tradizione da Ninù con le Fettuccine al ragù di manzo battuto a coltello, gli Spaghetti con pomodori basilico e Parmigiano 36 mesi, i Saltimbocca alla romana di vitella, il Filetto di manzo alla griglia, la Parmigiana estiva, le insalate, le verdure ripassate e e patate saltate con alghe e sale. Tra i dolci, Delizia al limone, Sorbetti, Savarin arancia e fragoline di bosco, Mousse al cioccolato con cuore di mandarino.


Dalle undici alle diciotto, per chi deve mangiare in velocità oppure ha voglia di una merenda più sostanziosa, c’è il gustoso menu dedicato. Tra le tante proposte, Toast di pesce spada, Avocado toast, Cannellone di baccalà dorato e fritto, Insalata di salmone, di tonno o di crostacei.

Per l’aperitivo: Cocktail o calice di vino con tre assaggi della casa, Ostriche, Crostini o Frittura; Ninù è il signature cocktail della casa a base Aperol, succo di limone, salvia, ananas, Thè French Blu di MariageFrères.

Ninù: la Casa

Un grandissimo piano nobile in cui le stanze si susseguono passando dal cocktail bar alla caffetteria e poi alle sale del ristorante, l’una con il tavolo sociale di design, l’altra una library con i suoi 9000 volumi da terra a cielo, e poi la piccola serra e la cucina lab. 

 

Ci si può perdere ammirando gli arredi, illuminati dai grandi lucernai, le opere d’arte contemporanea, le foto, oggetti provenienti dai mercati del mondo scovati dalla padrona di casa o la grande libreria dove sicuramente, anche al primo sguardo, troverai un volume che ti attrae.

La grande cucina affaccia anche sulla strada, dove il dehors ti fa tornare alla mente la Parigi di Callebaut o Pisarro. C'è anche una cucina privata, con una grande isola di marmo centrale, per degustazioni ed eventi che può ospitare un  massimo di 12 persone.

Al piano superiore tre camere: Rosa e rosso sono i colori che connotano la prima, romantica, una finestra sui tetti di Roma e i mobili francesi dei primi del ‘900 accompagnati dalle poltrone di Paola Navone per Baxter, le lampade di design e le opere di Paolo Ventura alle pareti.

Luminosa, dirompente, piccola ma con carattere la seconda: il gigantesco Spiderman realizzato da Giorgio Lupattelli nel 2003 su mdf, maioliche bianche tutto intorno e un delizioso sofà retrò.

Infine la suite,  toni grigi che si moltiplicano su pareti e arredi e un piccolo studio con il divano di Albini&Helg e la scrivania d’epoca,sulla quale si staglia la gigantesca opera di Matteo Basilè “La Karl”.

Ninù è uno spazio dove le cose belle hanno una storia e sono in perfetta armonia con il tutto. Dove dimorano eleganza e originalità, ricerca, creatività e bellezza. 

Ninù

Via della Frezza 43

Tel. 06. 87644813

ninuroma.com

Dal lunedì alla domenica dalle ore 08.00 alle 01.00

giovedì 5 ottobre 2023

PARTITO IL PROGETTO “80 ANNI” GOTTO D’ORO, CONFERITE UVE PER I DUE VINI CELEBRATIVI


Comunicato stampa

Gotto d’oro produrrà due vini “edizione limitata”, un bianco ed un rosso, per festeggiare l’80esimo anniversario dalla fondazione nel 2025. Il progetto è ufficialmente sabato 30 settembre con il conferimento, da parte dei soci viticoltori muniti di apposite cassette griffate “80° anniversario”, delle uve specificamente selezionate per dare vita a due vini che rappresentino al meglio gli otto decenni di storia della cantina. Le operazioni sono avvenute alla presenza dei vertici aziendali e delle autorità civili del Comune di Marino.

Il conferimento è stato preceduto dalla conferenza stampa di presentazione del progetto, che si è tenuta nella splendida ed ospitale cornice del “Salotto del Vino”, presso la sede dell’azienda in via del Divino Amore n. 347 a Marino, gremita per l’occasione. L’evento ha registrato la partecipazione: del sindaco marinese Stefano Cecchi, accompagnato da una nutrita rappresentanza dell’amministrazione comunale; del presidente della Gotto d’oro, Luca del Gallo di Roccagiovine; del vicepresidente Umberto Grizi; della direttrice, la dottoressa Ilaria Palumbo e dell’enologo, il dottor Paolo Peira.

La partecipata iniziativa si è aperta con il commosso ricordo del compianto presidente ingegner Luigi Caporicci, scomparso prematuramente a maggio, dopo aver guidato l’azienda nell’arco dell’ultimo ventennio con grandi risultati sotto il profilo produttivo e commerciale.

Il presidente Luca del Gallo di Roccagiovine nel dare il benvenuto ai numerosi ospiti ha ribadito lo spirito che notoriamente muove l’azione della Gotto d’oro: “Ci siamo sempre messi in gioco con impegno, operosità e speranza, anche nei momenti più difficili. Questo è decisamente il nostro tratto distintivo che ci ha reso un punto di riferimento per il territorio dei Castelli Romani. Presentiamo questo nuovo progetto celebrativo a cui ne seguiranno altri perché, pur essendo anziana, la Gotto d’oro ha una testa giovane che non smette mai di creare!”.

La direttrice Ilaria Palumbo ha poi spiegato da dove nasce l’idea di creare due vini “edizione limitata” per gli 80 anni dell’azienda: “Ci siamo soffermati su questa intuizione con il presidente Luigi Caporicci mentre eravamo a Verona, in occasione di Vinitaly edizione 2023. Produrremo due vini dal target più alto rispetto alla media. Saranno due IGT, un bianco ed un rosso che usciranno in tandem attraverso due bottiglie dal formato di 750 ml con un packaging esclusivo per l’80esimo anniversario. Gotto d’oro commercializzerà il prodotto nel luglio 2025, in edizione limitata con 1.300 bottiglie. Queste ultime saranno numerate ed acquistabili esclusivamente presso il punto vendita in sede, online sul sito www.gottodoro.it e nella ristorazione. Tali caratteristiche renderanno i vini ancor più speciali e da collezione”.

L’enologo, dottor Paolo Peira, ha avuto l’arduo compito di descrivere i due vini senza ovviamente avere la possibilità di poterli far degustare: “Saranno due vini importanti, di straordinaria potenza e alcolicità. Il vino bianco fermenterà nel 2024 in legno, come il rosso dopo un’iniziale macerazione. Li toglieremo dal legno nel 2025, li esamineremo per poi imbottigliarli ed immetterli in vendita”.


Nel 2022, Gotto d'Oro deciso di aderire al “Progetto ETICO” di Amorim Cork Italia: ETICO è un nuovo modello di economia circolare per la raccolta e il riciclo di qualsiasi tappo in sughero. Promosso da Amorim Cork Italia in collaborazione con le Onlus presenti sul territorio italiano, il Progetto Etico nasce nel 2011.  Il riciclo diventa l’occasione per rispettare l’ambiente e al tempo stesso aiutare coloro che necessitano di un aiuto e sostegno: i proventi della vendita dei tappi di sughero, sono infatti interamente destinati alle Onlus e ai loro progetti.

 

UFFICIO STAMPA LPR Comunicazione   lprcomunicazione@gmail.com

martedì 3 ottobre 2023

CARCIOFO ALLA GIUDIA

Il carciofo alla giudia è un piatto della cucina ebraico romanesca, forse il più famoso, già largamente celebrato  e apprezzato nel 1500.

Un po' di storia
Tipico dell’area mediterranea, il Cynara Cardunculus, progenitore selvatico del carciofo, si differenziò dal cardo selvatico nel Pleistocene e fu domesticato in Sicilia 2000 anni fa.
Le  civiltà del bacino del Mediterraneo lo conoscevano: gli Arabi coltivavano al-karshuf  già nel IV sec. a. C; semi e brattee sono stati  rinvenuti in una colonia penale romana del III sec. a.C. in Egitto; i Greci  usavano la parola cynara per indicare le piante spinose. Teofrasto, filosofo e botanico greco vissuto tra IV e III sec. a.C., descrive le cardui pineae. Marco Terenzio Varrone parla per la prima volta delle tecniche di coltivazione nel De re rustica del 37 a.C.; Plinio affronta lo stesso argomento nella Naturalis Historia del I sec. d.C. Nel secolo successivo il medico greco Galeno la fa entrare ufficialmente nella medicina e nella farmacopea.

Nel XIV sec. il carciofo viene importato a Firenze da Filippo Strozzi Nello stesso periodo si diffonde anche in Inghilterra e poi, gradualmente, verso il nord Europa grazie alle tecniche di coltivazione e di moltiplicazione vegetativa elaborate  nel XVI secolo. Nel XVIII e XIX secolo conquista gli Stati Uniti e l’America del Sud grazie agli emigranti francesi e spagnoli.
I documenti storici  smentiscono, si narra però, che a farlo conoscere in Francia fu Caterina De’ Medici. La sovrana, golosa di carciofi, forse ne apprezzava anche le proprietà digestive, perchè mangiava così tanto che “si credeva di vederla scoppiare”, annota un cronista del tempo.

Il carciofo nell'arte
Definito nel 1500 “principe delle verdure d’inverno” e “diavoleria mangereccia”, appare sempre più spesso non solo nei manuali di cucina. Raffaello lo rappresenta negli affreschi di Villa Farnesina, Francesco del Tadda scolpisce  la Fontana del Carciofo nel Giardino di Boboli, Giuseppe Arcimboldo dipinge Vertumnus.   
 
La scultura Carciofi di Patrick Laroche viene esposta all’EXPO.

Il carciofo nella letteratura
Grazia Deledda lo descrive  ne Il tesoro degli zingari e Pablo Neruda gli dedica una poesia:
“Il carciofo dal tenero cuore si vestì
  da guerriero, …”

Il carciofo nei documenti
Compare anche in un documento del  24 aprile 1604, conservato nell’Archivio di Stato di Roma, una denuncia, perchè il carciofo era stato causa di una lite. Il denunciato, certo, non era proprio un tranquillo signore che reagiva solo se ripetutamente pungolato. Fatto sta che Pietro da Fusaccia, garzone all’Osteria del Moro, denuncia Michelangelo Merisi, sì proprio Caravaggio, perché” havendoli portato carciofi sì cotti, cioè quattro nel burro et quattro col’olio…mi ha domandato, quali erano quelli che erano cotti col burro, et quelli col’olio, e jo li risposto, che li odorasse che benissimo havrebbe conosciuto…, colui allora è montato in collera et… ha preso un piatto… e me l’ha tirato… mi ha colto in questa guancia manca…et ha dato mano alla spada di un suo compagno“ inseguendolo  per tutta l’osteria.

Le varietà del carciofo
In Italia ci sono molte varietà di carciofo; coltivato in pieno campo, è presente sul mercato da ottobre a maggio. 

I precoci sono il Brindisino, il Violetto di provenza, il Violetto di Sicilia, il Violetto, lo spinoso di Palermo  e lo Spinoso Sardo; i tardivi il Bianco di Pertosa , Presidio Slow Food, il Carciofo di Paestum IGP e il Romanesco del Lazio IGP.
Il Carciofo Romanesco del Lazio IGP, prodotto nel periodo febbraio-aprile , “ha capolini di grandi dimensioni e di forma sferica, compatta, con caratteristico foro all’apice, brattee esterne di colore verde con sfumature violette ad apice arrotondato”.
Il carciofo fornisce un basso apporto calorico, è ricco di potassio, calcio, fosforo, ferro e di fibra alimentare, mentre ha scarso contenuto in vitamine.  Contiene componenti “non nutrienti” con  azioni protettive per la salute e l’attività antiossidante è elevata anche dopo la cottura.

La coltivazione del carciofo nel Lazio sembra risalga agli Etruschi come confermano le raffigurazioni di foglie di carciofo in alcune tombe della necropoli di Tarquinia.

La cucina ebraico romanesca
La comunità ebraica di Roma è la più antica d’Europa, la sua presenza risale al II secolo a.C.
Il 12 luglio 1555 Paolo IV, con la bolla Cum nimis absurdum, ordinò l’istituzione del ghetto, in cui gli ebrei furono costretti a risiedere. 

Nel ghetto, gli ebrei romani vennero a contatto con gli esuli ebrei spagnoli espulsi da Isabella di Castiglia, quelli siciliani espulsi dagli Aragonesi, vissuti a contatto con le civiltà islamiche. Da questo incontro tra il gusto alimentare condizionato dall’ambiente di origine,  la cucina ebraica di una  comunità di antico stanziamento che non poteva rimanere insensibile alla cultura romana, nasce la cucina ebraico romanesca. Una cucina che  cercava di nobilitare gli alimenti a buon mercato reperibili e che doveva rispettare i ferrei limiti che il  governo pontificio aveva posto anche nella dieta alimentare degli ebrei , oltre all’insieme di norme, prescrizioni e divieti, la kasherut, che regola la cucina ebraica. Kasher significa adatto e indica quei cibi che si possono consumare perché conformi alle regole. Questo insieme di norme non ha penalizzato la cucina ebraica ricca di estro e fantasia, ha però guidato alcune scelte. Ad esempio, il divieto di cuocere carne insieme ai latticini, quindi anche al burro e alla panna ha portato ad utilizzare l’olio e il grasso  di oca o di gallina  per cucinare. Nella cucina ebraica romana si usa  quasi esclusivamente l’olio di oliva, sia per il condimento che per la cottura. I fritti in olio sono un vanto di questa cucina e i carciofi alla giudia uno dei piatti più apprezzati e conosciuti.
Crescenzo Del Monte, massimo esponente della poesia giudaico romanesca, con il linguaggio parlato nel ghetto alla fine dell’ Ottocento, ricorda  il carciofo alla giudia  nel sonetto

‘O ‘nvitato a pranzo
Magna, magna, Moscè, ‘un fa’ complimenti!
...
…Magna co ‘i mani, stamo fra parenti!…
…Vardeme sta carciofela, chi belli
fogli ‘nnorati assaja.
…ù
La Ricetta dei carciofi alla giudia
Per i carciofi alla giudia servono  i cimaroli romaneschi. Il carciofo fresco deve avere capolino sodo al tatto, senza macchie e con brattee, “foglie”, serrate; gambo duro, preferibilmente grande perché segno di vigore della pianta e quindi di tenerezza, senza parti gialle e con foglie  verdi.
Per la conservazione si può mettere in un vaso con l’acqua, come si fa con i fiori freschi, oppure in frigorifero.
La “capatura” è fondamentale. Si tolgono le foglie verdi e  dure fino alle prime foglie giallo-rosate alla base, poi “Pulite i carciofi facendoli ruotare lentamente con la mano sinistra, mentre sta ferma la mano destra che fa penetrare la lama di un piccolo coltello ben affilato nella polpa del carciofo. Così il taglio si effettua a spirale e di foglia in foglia viene ad essere eliminata la parte dura e conservata la parte tenera. 

Metteteli per qualche minuto  a bagno in acqua acidulata con parecchio limone. Scolateli, asciugateli e batteteli uno contro l’altro per allargare le foglie.”*, spiega  G. Ascoli Vitali-Norsa. Si  immergono in abbondante olio di oliva ben caldo, quando saranno quasi cotti, si tolgono, si allargano le foglie con l’aiuto di una forchetta fino ad aprirle completamente e si rimettono nell’olio bollente. Quando son ben dorati si estraggono infilzandoli con una forchetta, si spruzzano con acqua o vino bianco gelato e si cuociono per un minuto ancora. Sono pronti, dorati e croccanti, da servire caldi.


venerdì 29 settembre 2023

BUONO ... NON LO CONOSCEVO! ALLA SCOPERTA DEI VITIGNI AUTOCTONI ITALIANI CON GO WINE


Go Wine ha organizzato anche quest’anno “BUONO…NON LO CONOSCEVO”, il tradizionale appuntamento di settembre interamente dedicato ai vitigni autoctoni italiani. Nelle sale dell’Hotel Savoy oltre 50 le varietà del nostro ricco  patrimonio ampelografico, rappresentate da quei produttori che fanno qualità esprimendo un territorio.  L’Italia è il paese con il più alto numero di varietà vitivinicole al mondo, oltre 600 i vitigni autoctoni, questa inestimabile ricchezza non può che essere tutelata, valorizzata e comunicata.

Dovendo necessariamente rinunciare a tanti assaggi per il sostanzioso elenco dei vitigni autoctoni italiani protagonisti dell’evento, è doveroso condividerli: Aglianico (Basilicata, Campania, Molise), Albarola  (Liguria), AnsonicaMassaretta, Vermentino nero (Toscana), Arneis, Bianchetta Genovese, Chatus o Nebbiolo di Dronero, Dolcetto, Erbaluce, Grignolino, nas’cetta, Nebbiolo, Uvalino (Piemonte), Barbera (Emilia Romagna, Piemonte),  BiancolellaCoda di Volpe, Piedirosso  (Campania), Bovale, Cannonau, Monica (Sardegna), Catarratto, Grillo, Nero d’Avola (Sicilia), Cesenese Nero (Lazio), Corvina, Corvinone, Garganega, OseletaRondinella (Veneto), Croatina, Lambrusco Grasparossa (Emilia Romagna),  Falanghina (Campania, Molise), Fiano, Nero di Troia, PrimitivoSussumaniello (Puglia),  Friulano, Refosco dal Peduncolo Rosso, Ribolla Gialla, Schioppettino di Prepotto (Friuli Venezia Giulia), Gaglioppo, Pecorello (Calabria), Lacrima, Verdicchio (Marche), Malvasia (Friuli Venezia Giulia, Lazio),  Montepulciano (Abruzzo, Lazio), Pecorino (Abruzzo), Sagrantino (Umbria), Sangiovese (Lazio, Toscana),   Tintilia (Molise), Turbiana (Lombardia), Vermentino (Liguria, Piemonte, Toscana).

Insieme alle cantine che hanno animato i banchi d’assaggio:

Alessandro di Camporeale, Camporeale (Pa); Antonelli San Marco, Montefalco (Pg); Cantina del Mandrolisai, Sorgono (Nu); Cantina Le Macchie, Rieti; Cascina Castlèt, Costigliole d’Asti (At); Cascina Gavetta, Novello (Cn); Castello di Gabiano, Gabiano (Al); Castello di Spessa, Capriva del Friuli (Go); Cieck, San Giorgio Canavese (To); Colli di Poianis, Prepotto (Ud); Marisa Cuomo, Furore (Sa); D’Angelo, Rionero in Vulture (Pz); Di Majo Norante, Campomarino (Cb); Fattoria di Magliano, Magliano in Toscana (Gr); Felline, Manduria (Ta); Filippo Gallino, Canale (Cn); Il Feuduccio di Santa Maria d’Orni, Orsogna (Ch); La Biòca, Serralunga d’Alba (Cn); Lunae Bosoni, Castelnuovo Magra (Sp); Marchesi Gondi, Pontassieve (Fi); Massucco F.lli, Castagnito (Cn); Mauro Vini, Dronero (Cn); Montecappone, Jesi (An); Monviert, Cividale del Friuli (Ud); Moris Farms, Massa Marittima (Gr); Opera 02, Castelvetro di Modena (Mo); Pasetti Vini, Francavilla al Mare (Ch); Podere Scurtarola, Massa; Ricchi F.lli Stefanoni, Monzambano (Lago di Garda); Santa Lucia – Corato (Ba); Stanig – Prepotto (Ud); Tenuta Cavalier Pepe, Sant’Angelo all’Esca (Av); Tenuta Iuzzolini, Cirò Marina (Kr); Tenuta Sant’Antonio, Mezzane di Sotto (Vr); Torchio 1953, Isola d’Asti (At); Zaccagnini, Bolognano (Pe); Zymé, San Pietro in Cariano (Vr).

GLI ASSAGGI

PODERE SCURTAROLA (Massa) 5 ettari  situati in collina. Interessanti vitigni rari: Il Massaretta 2021 ed il Vermentino Nero (2015 e 2012).

Vermentino Bianco I.G.T. 2017, da vigne di vecchie in media 35 anni. 7 giorni di macerazione, lenta fermentazione e affinamento in caratello di rovere per 12 mesi. Giallo aranciato, intenso con note di miele e frutta secca; in bocca caldo, morbido, sapido e molto persistente. Il prossimo anno uscirà la 2018.

Massaretta 2021,  vitigno autoctono a bacca nera con animo apuano, conosciuto anche come Barsaglina. Primo anno in cui viene vinificato in purezza. Fermentazione spontanea in acciaio e 8 mesi in tonneau. Colore intenso, al naso frutti di bosco e violetta. In bocca un’acidità che ne permette un buon invecchiamento e un tannino non aggressivo.

Vermentino Nero Igt Vernero 2015, Vermentino Nero 100%. Affinamento in caratello di rovere e poi bottiglia. Rosso rubino, sentori di mora e mirtillo, nota floreale di ginestra, pepe nero. Sorso morbido, corposo, di buona freschezza; tannino, acidità e sapidità sono ben presenti e bilanciati.

Vermentino Nero Igt  Vernero 2012, (Jéroboam), Vermentino Nero 100%. 30 giorni di macerazione poi botte grande e barrique. Al naso intenso e persistente, frutti neri, spezie e note di caffè. Sorso caldo, pieno, morbido, equilibrato.

 

LA BIÒCA, piccola azienda vitivinicola nelle Langhe, 8 ettari di vigneti nei comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra e Barbaresco.

Langhe DOC Rossese Bianco 2022, Cyrogrillo. Il rossese, vitigno a bacca bianca autoctono e raro, è stato reimpiantato negli anni 80, prima annata nel 2017. Fruttato e armonico, in bocca è sapido e di buona struttura.

Daje Mach, 2020, Verduno Pelaverga DOC, acciaio, 10 mesi in botti di legno di diverse capacità. Rosso rubino con riflessi violetti; intenso, fiorito e speziato al naso, secco, fresco, rotondo il sorso.

 

VILLA CAMBIASO, 7 ettari destinati a produrre i vini tipici del luogo: i il Bianco di Coronata, il Vermentino, la Bianchetta Genovese.

Bianchetta Genovese Val Polcevera DOC 2022, Bianchetta Genovese 100%. Giallo paglierino con lievi riflessi verdognoli. Al naso si presenta fine e delicato con sentori floreali e di frutta gialla fresca e agrumi. In bocca è molto sapido, con evidente acidità e mineralità.

E Galêe, Val Polcevera Vermentino DOC 2022. Uvaggio Vermentino. Colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Sentori floreali di fiori d’arancio, di frutta e note vegetali. Il sorso è sapido, caldo, secco, armonico, intenso, minerale con piacevole acidità.

O Cônâ, Val Polcevera Coronata DOC 2022; uvaggio Vermentino, Albarola e Bosco. Profumi di frutta esotica e floreali, minerale; in bocca si presenta sapido, armonico, morbido, intenso, complesso, minerale, con acidità equilibrata e lungo. 

 

CASTELLO DI GABIANO, 22 ha di vigneto sul territorio di Gabiano.

Il Ruvo, Grignolino del Monferrato Casalese DOC, Grignolino 100%. Rosso granato con unghia aranciata. Al naso sentori floreali di rosa selvatica un po’ appassita, visciole e mora di rovo; sentori di chiodi di garofano, cannella e pepe bianco macinato. Il sorso è fresco, sapido, con la giusta e tipica tannicità e una sensazione amaricante.

La Patarrina, Monferrato Freisa DOC 2021 Bio. Freisa 100%, antico vitigno autoctono piemontese. Colore rosso rubino profondo con sfumature violacee.  Al naso si presenta intenso, fine con sentori di frutti rossi, equilibrato, alcolico con sentori muschiati.  Al palato è di corpo, sapido, elevata ma piacevole alcolicità e finale dolce.

A Matilde Giustiniani, Gabiano Riserva DOC 2017. Uvaggio Barbera 95%, Freisa 5%. Riserva è dedicata alla Principessa Matilde Giustiniani, che in passato ha saputo riportare il castello ai suoi antichi splendori. Rosso rubino molto intenso, con riflessi aranciati. Intenso e persistente, fine e complesso, sentori fruttati di frutti rossi selvatici, note balsamiche, di cioccolato, pepe e tabacco. Il sorso è complesso, etereo, con ricordi di sottobosco e di frutta sotto spirito.

Rubino di Cantavenna DOC Uvaggio: Barbera 75-85%, Freisa 10-20%, Grignolino 0-5%. Al naso note di frutta rossa, spezie, cuoio e tabacco. All’assaggio sensazioni di freschezza, sapidità, calore, tannicità, morbido, armonico, di buona persistenza.


COLLI DI POIANIS, nel comune di Prepotto, un lembo di terra nella DOC Friuli Colli Orientali. i 19 ettari complessivi, di cui 12 vitati tra i 50 e i 200 metri s.l.m.

Schioppettino di Prepotto 2021. Colore rosso rubino con riflessi violacei. All’olfatto emergono aromi fruttati di mirtilli, ribes nero e mora selvatica insieme a note balsamiche e speziate. Al palato è morbido, avvolgente, fresco, sapido ed equilibrato. Molto interessante.


TENUTA SANT'ANTONIO,  è lo storico Brand del gruppo Famiglia Castagnedi, 140 ettari nel cuore della Valpolicella e Soave.

“TÉLOS Il Bianco” 2021, senza solfiti aggiunti, Chardonnay e Garganega, lieviti indigeni. Profumo di agrumi e mango, poi erbe aromatiche; morbido, piacevole, salino.

Amarone della Valpolicella “TÉLOS” 2016: 18 mesi di tonneau. Uvaggio: Corvina, Corvinone, Rondinella e una piccola percentuale di Oseleta. Rosso rubino-porpora, al naso note floreali, ciliegie, frutti di bosco, un po’ di spezie e liquirizia, infine cacao e vaniglia.

 

CANTINA RICCHI nasce nel cuore dei colli morenici mantovani.

Lugana Doc. Uvaggio: Turbiana. fresco, lineare e dotato di grande finezza ed eleganza con note delicate di fiori bianchi. Nel tempo evolve esprimendo con maggior determinazione le note minerali. Giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso frutti gialli, erbe aromatiche e note. Sorso piacevole di buona sapidità e persistenza.

Meridiano Chardonnay Garda Doc. Chardonnay. Colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso grande intensità e persistenza, frutta esotica matura, ananas, banana e miele. In bocca di corpo, armonico, morbido, rotondo,di buona freschezza.

Ribò Cabernet Garda DOC. Uvaggio: Cabernet Sauvignon 25% - Cabernet Franc 75%. Rosso rubino intenso. Al naso floreale dolce,  frutti di bosco infine note erbacee e speziate. In bocca è corposo, speziato, armonico ed elegante.

Carpino Garda Doc 2017 Merlot 100%. colore rubino scuro, granato lungo il bordo. Sentori di confettura, prugna e gradevoli note balsamiche. Sorso ampio e profondo, di more, ciliegie e marmellata di prugne. Tannini presenti ma vellutati.

 

Associazione Go Wine Impresa Sociale E.T.S.

Via Vida, 6

12051 Alba (Cn)

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